Due commodes di Gaspare Bassani

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La vicenda e l’opera di Gaspare Bassani sono ancora poco note tra i conoscitori del mobile italiano neoclassico. Andiamo dunque con ordine scrivendo di questa coppia di commodes che con sicurezza va a lui ricondotta. Intanto bisogna dire che Gaspare Bassani è, senza più dubbi, quel monogrammista G.B.M. che ci ha lasciato numerosi mobili intarsiati “alla Maggiolini” ben noti agli studi e già da Morazzoni[1] attribuiti a Giuseppe Maggiolini. L’ipotesi fu avanzata assieme molti dubbi, al tempo legittimi, da Gonzàlez Palacios nel 1993[2]. Oggi, dopo un ventennio, e il ritrovamento di numerosi mobili, l’acronimo GBM si scioglie con sicurezza in Gaspare Bassani Milanese. Ma chi fu questo ebanista attivo negli stessi anni che videro il grande successo sulla scena milanese e non solo di Giuseppe Maggiolini? Per certo fu un suo allievo, più propriamente un collaboratore di buon livello del celebre ebanista. Altra cosa certa è che già nel 1789 egli è un intarsiatore ormai formato e attivo in Milano con una propria bottega. Infatti quell’anno firma un tavolo da gioco, reso noto agli studi sempre da Gonzàlez-Palacios[3] quando era in collezione Meli Lupi di Soragna, che entra a pieno titolo nel novero dei migliori mobili neoclassici italiani. Uscito dalla bottega Maggiolini con una solida esperienza, questo tavolo ne è la prova, egli porta però con se, caso unico nella storia del mobile milanese, anche un certo numero di copie di disegni impiegati da Maggiolini. Forse li copia clandestinamente, o forse col favore del Maggiolini; non sappiamo come andò ma di fatto modelli maggioliniani li ritrovano intarsiati su alcuni suoi mobili. Fatto più unico che raro, che non ritroviamo nemmeno nelle opere dell’unico allievo ufficiale del Maggiolini: Giovanni Maffezzoli[4].

Così sui fianchi di due commodes, oggi presso le Raccolte d’Arte del Comune di Monza[5], compare ripetuta una delle cineserie che Maggiolini aveva intarsiato sulla scrivania per l’Imperatrice Maria Teresa nel 1772. Sugli stessi mobili è un fregio derivato da un disegno impiegato per le commodes Greppi, capolavoro del Maggiolini verso il 1777. Ornati maggioliniani li ritroviamo ancora nell’angoliera che Gaspare sigla GBM oggi presso Preston Manor, a Brighton in Inghilterra[6]. Lo stesso tavolo già Meli Lupi di Soragna reca numerosi fregi tratti dalle carte del Maggiolini ancora oggi conservate nel il Fondo dei suoi disegni presso il Gabinetto dei disegni delle Raccolte d’arte del Comune di Milano.

Anche per la coppia di commodes che qui si studiano egli impiegò, per le grandi tarsie sulle facciate dove una riserva ovale è incorniciata da girali d’acanto da cui fuoriescono mazzi fiori, alcuni disegni di Giuseppe Levati tra le carte di Giuseppe Maggiolini. Naturalmente non si tratta mai, in tutti i mobili già noti e nei presenti, di un utilizzo pedissequo del modello originale. Gaspare ha imparato dal suo maestro Giuseppe ad adattare l’originale al proprio uso, anche a reinventare rispetto ai modelli grafici; in una parola ha imparato a disegnare. Abilità non comune tra gli intarsiatori, spesso abili esecutori di disegni altrui. Sa anche muoversi con una certa disinvoltura nella vasta messe dell’ornato neoclassico, nei volumi di repertori d’immagini dall’antico egli sa cosa cercare per i suoi mobili. Ha esperienza nell’arte dell’intarsio ligneo, sapendo disegnare ha libertà di immaginare sufficiente per comporre dei mobili di solida invenzione ornamentale ispirati al fare del suo maestro; a volte riesce anche a licenziare mobili affatto sorprendenti – più ancora di quelli del maestro artista impeccabile ma al fondo un po’ noioso – come nel caso del secrétaire reso noto da Gonzalez Palacios[7], ispirato alle tavole del Winckelmann, un unicum nella produzione italiana a cavallo tre Settecento e Ottocento.

Il fianco di una della commodes Courtesy Il ponte, Milano

Il fianco di una della commodes Courtesy Il ponte, Milano

Ecco che allora i due mobili in questione, nell’architettura rigorosissima perfettamente milanesi, sono arricchiti da una fine ornamentazione svolta da impeccabili intarsi di acero e acero tinto verde steso su fondi di palissandro e luminoso bois de rose. L’ornato minuto, traforato con estrema cura e diligentemente profilato, è fittissimo e ispirato ai ben noti repertori milanesi. Bassani ovviamente conosce bene, non poteva essere altrimenti (ne fu forse anche allievo a Brera?), l’opera e i volumi del Professor Albertolli. Per la facciata, si è accennato, Gaspare rispolvera dei cartoni maggioliniani, in particolare i fogli di Giuseppe Levati ancora nelle carte del Fondo Maggiolini (Cat. C.98, C 146, C 298), ricombinando le idee del Levati per incorniciare le due cartelle ovali in cui inserisce, fatto questo curioso (e non comune a me sembra), due figure galanti, vestite secondo la moda francese post-rivoluzionaria, in paesaggi con rovine. Girali d’acanto, svolazzi, fiori policromi sono eseguiti con un’abilità, e una grazia non distante da quella che caratterizza l’opera del suo maestro. Sui fianchi in riserve ovali, così come intercalati nei fregi in piccoli camei, trovano posto figure all’antica, personaggi mitologici, guerrieri e teste di guerrieri derivati dai repertori a stampa e inseriti nell’insieme con gusto e senso delle proporzioni. Nei pilastri d’angolo secondo il canone milanese inserisce candelabre finemente cesellate che ritornano anche nei piedi, raccordati al corpo del mobile da mensole di carattere architettonico.

Note
[1] G.Morazzoni, Il mobile intarsiato di Giuseppe Maggiolini, 1953 [2] A.Gonzàlez-Palacios, Il gusto dei principi, 1993, Vol. I p. 347 [3] A.Gonzàlez-Palacios, Il tempio del gusto, 1986, Vol. II fig.533 e sgg. [4] G.A.Mezzanzanica, Genio e lavoro, 1878, p. 105 e sgg. [5] G.Beretti, Laboratorio, 2005, p. 92 e sgg. [6] A.Gonzàlez-Palacios, Op.cit., 1993, Vol. I p. 346, Vol. II fig.617 [7] A.Gonzàlez-Palacios, Op.cit., 1993, fig. 619 e sgg.

Nota redatta per il catalogo della vendita della casa d’aste Il ponte, Milano, 22 ottobre 2013, lotto 71

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